Doping, ciclista 15enne non squalificato per “inconsapevolezza”
Sentenza storica nel capitolo “lotta alle sostanze proibite”. Il Tribunale nazionale Antidoping ha infatti emesso un verdetto di assoluzione per un 15enne, che, al termine di una competizione, era stato trovato positivo al Clostebol, uno steroide anabolizzante. Il giovane aveva anche ammesso l’utilizzo della sostanza, contenuta in una pomata cicatrizzante, il Trofodermin, prodotto che negli ultimi mesi ha messo nei guai una cinquantina di atleti, di varie discipline. Stando alle analisi, comunque, la sostanza c’era e il ragazzo ha ammesso di averla utilizzata: come mai, quindi, l’assoluzione?
Il Tna non ha ancora pubblicato le motivazioni del verdetto, ma la linea difensiva dell’avvocato del giovane ciclista, Celestino Salami, riportata dal Corriere della Sera, verteva sul fatto che la pomata era stata acquistata dalla madre del ragazzo un anno prima dei fatti per curare delle bruciature che la donna si era procurata col ferro da stiro. L’acquisto era documentato dalla dichiarazione della farmacia e la pomata era stata conservata in casa senza scatola, dove però è apposto il bollino rosso che indica che il prodotto in questione può essere considerato dopante. Il Trofodermin era stato poi usato quando il ragazzo era stato vittima di una brutta caduta, nella totale inconsapevolezza che si trattasse di medicinale proibito in chiave antidoping.
“Inconsapevolezza”, quindi, alla base dell’assoluzione. Un concetto che potrebbe dare il là a nuove discussioni in tema doping. Essendo il soggetto minorenne, in questo caso il Tribunale nazionale deve avere considerato il fatto equiparabile a una contaminazione alimentare, anche se la normativa attuale non permetterebbe di scaricare la responsabilità sui genitori. La Procura Antidoping potrebbe fare ricorso avverso al verdetto del Tna.
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